L'impatto sui piccoli negozi di città in Italia, dalla diffusione dei centri commerciali alle vendite online

L'impatto sui piccoli negozi di città in Italia, dalla diffusione dei centri commerciali alle vendite online

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Negli ultimi due decenni i paesaggi urbani delle città italiane hanno subito significativi cambiamenti, guidati in gran parte dalle tendenze generali e dall'espansione dei centri commerciali e dal cre

Mercoledì 10 Luglio 2024 12:46

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Negli ultimi due decenni, i paesaggi urbani delle città italiane hanno subito significativi cambiamenti, guidati in gran parte dalle tendenze generali e dall'espansione dei centri commerciali e dal crescente ruolo del business -online. Questo articolo del blog esplorerà in via generale come questi fattori hanno influito sui piccoli negozi al dettaglio, uno degli elementi fondamentali del tessuto economico e sociale italiano certamente fino a cinque/dieci/quindici anni fa.

I dati mostrano un calo significativo dei piccoli negozi nei centri città d'Italia ed in periferia (anche se in modo diverso). Secondo diverse associazioni di categoria, sono migliaia i negozi ed attività che hanno chiuso nell’ultimo anno. Dal 2019 al 2023, si stima che oltre 100.000 punti vendita sono spariti. La desertificazione commerciale non è solo un problema italiano - in Italia il ‘commercio di vicinato’ ha storicamente rappresentato una componente cruciale dell'economia locale- dove l'impatto è particolarmente sentito.

La rapidità di questa evoluzione ha sollevato preoccupazioni tra i commercianti locali. Le comunità stanno perdendo non solo i negozi, anche uno degli aspetti più vitali del loro tessuto sociale poiché questo tipo di attività non rappresenta solo un'opportunità economica; svolge anche un ruolo fondamentale nella coesione sociale e nella preservazione dell'identità culturale. In questa prospettiva i piccoli negozi:

- Contribuiscono al PIL nazionale;

- Forniscono posti di lavoro vitali;

- Sostengono le economie locali e la produzione a chilometro zero, che riduce l'impatto ambientale.

Inoltre, contribuiscono a determinare dei sani punti di aggregazione sociale, mantenendo vive le comunità locali e prevenendo lo spopolamento delle aree urbane e rurali. La sparizione dei negozi di quartiere non solo quindi indebolisce l’economia locale, depaupera anche il tessuto culturale e la vitalità delle città.

Cosa è avvenuto? La sfida dimensionale e globale: centri commerciali e vendite online

Sorvolando sulle condizioni che hanno riguardato lo sviluppo della globalizzazione, nella prospettiva di graduale apertura dei mercati internazionali, l’esposizione dei mercati nazionali/locali, le decisioni che hanno riguardato il lavoro ed i lavoratori, analizziamo l'avvento diffuso dei centri commerciali negli anni '90, prima come aggregazioni geografiche poi vere e proprie strutture dall’offerta generale e generalizzata, ha cambiato radicalmente il panorama commerciale italiano. Introdotti come luoghi che promettevano di soddisfare tutte le necessità di consumo in un unico spazio, i centri commerciali si sono rapidamente diffusi. Tuttavia, queste aree prima e spazi dopo non hanno sostenuto pienamente gli ideali di integrazione comunitaria originariamente immaginati: ed oggi sono percepiti spesso -specialmente da chi intraprende- come entità che esacerbano il declino dei piccoli negozi. Per il consumatore sono invece il luogo dove trovare le migliori offerte.

Un altro fattore significativo che concorre al ruolo delle vendite ed alle propensioni di acquisto è rappresentato dalle vendite online. Nonostante la rapida tendenza: crescita annuale del peso delle vendite online sul totale, in Italia continua la frequentazione dei negozi fisici. Sottolineando la necessità di uno shopping experience polivalente. Tuttavia, la combinazione di ridotti costi operativi e vasti inventari dei marketplace online come Amazon ha creato una concorrenza spesso insostenibile per molti piccoli commercianti o comunque reputata non conveniente per le policy commerciali.

La pandemia ha accelerato ulteriormente la transizione verso nuovi modelli di business, l'e-commerce, peggiorando le difficoltà di molti negozi solo fisici. Durante i periodi di lockdown, molte attività hanno chiuso se non per lunghi periodi, e solo coloro in grado di adattarsi rapidamente alle piattaforme online e/o nuove configurazioni di business (spesso a fronte di un capitale liquido disponibile) sono riusciti a rimanere a galla con pochi contraccolpi. La pandemia ha quindi agito da catalizzatore per una trasformazione già in atto, riducendo il numero di chi ancora affidava le proprie vendite esclusivamente al commercio fisico.

E online significa introdurre una serie di nuove operatività in azienda: ad esempio dalla strategia commerciale, a quelle di consegna, passando per la scelta delle piattaforme da utilizzare: quindi gestione contabile, pagamenti, magazzino, rapporti con i clienti, resi. E per ognuno di questi argomenti la competizione, nel web, è ai massimi livelli: un esempio su tutti: la gestione dei resi di Amazon, che permette di instaurare un rapporto solidissimo con il cliente.

A non semplificare la situazione attuale, per i piccoli negozi si aggiungono nuove impellenze: Sostenibilità Ambientale, Responsabilità Sociale, Innovazione.

Le tendenze in atto - web, tecnologiche, reali- possono tradursi in nuove opportunità?

A nostra opinione, si. Tuttavia il prosperare generalizzato dei piccoli negozi in Italia e all’estero dipende -non considerando la fortuna una metrica- da una combinazione di adattamento tecnologico, pratiche sostenibili e supporto istituzionale: a vari livelli, tenuto conto delle diverse competenze.